Cosa è stata People - prima le persone. (In attesa della manifestazione brianzola)
- Dettagli
Il reportage di Andrea Cazzolaro
Il racconto della giornata del 2 marzo, in attesa della manifestazione "Brianza accogliente e solidale" del prossimo 23 marzo.
Sono in treno insieme a Sara, la mia compagna d'avventure. Siamo in viaggio verso Milano per partecipare alla manifestazione "People - Prima le persone".
È ormai da qualche settimana che abbiamo cerchiato la data sul calendario, rinviando qualsiasi altro impegno.
Abbiamo addirittura declinato un invito a pranzo della nostra amica Khadija che cucina un cous cous divino. Insomma, oggi vogliamo proprio esserci, perché per noi questa manifestazione è una boccata d'ossigeno, naturale e necessaria.
La nostra quotidianità, da qualche anno, è fatta, anche, di presidi, manifestazioni e impegno diretto sulle tematiche connesse all'immigrazione e alla costruzione di una società interculturale. Questa manifestazione è l'occasione, molto attesa, per ritrovarsi con quella comunità di persone, associazioni e movimenti che rappresenta un argine al razzismo e alle politiche discriminatorie promosse dall'attuale governo.
Un mondo ampio ed eterogeneo che torna a mobilitarsi e che in questi anni ha saputo manifestare il proprio dissenso a più riprese. Anche quando a promuovere politiche disumane erano esponenti di un altro schieramento, quando veniva siglato un memorandum d'intesa con il regime sudanese e la politica di esternalizzazione delle frontiere di Minniti portava alla piena legittimazione dei campi di prigionia libici e delle bande di trafficanti rinominate da un giorno all'altro "Guardia Costiera".
Quando saliamo in metro, diretti verso la fermata di Palestro, ci guardiamo intorno, scrutiamo gli altri passeggeri, cerchiamo dei segnali che anticipino qualcosa su quello che ci troveremo davanti una volta risaliti in superficie. In quanti avranno risposto all'appello di quella galassia di associazioni che hanno promosso la manifestazione?
La risposta che ci si para davanti a Palestro supera ogni più rosea aspettativa e ci commuove. Il corteo non ha letteralmente né un capo né una coda, volgendo lo sguardo a destra e a sinistra non se ne vede la fine. Ci avviamo un po’ spaesati in mezzo alla folla e da lì in poi è un turbine di bandiere, volti, canti, tamburi, risate, urla e musica.
Decidiamo di metterci in cammino per raggiungere la testa del corteo ma dopo alcune centinaia di metri, arrivati all'altezza del rumoroso e gioioso spezzone di Libera, desistiamo e ci arrampichiamo ai bordi di un cartellone pubblicitario per goderci lo spettacolo.
Sotto di noi scorre un fiume di persone. E ogni gruppo, ogni associazione declina a suo modo con striscioni, cartelli e slogan le istanze individuate dagli organizzatori nella convocazione della manifestazione. Emerge un forte e chiaro no al razzismo, alla cultura della discriminazione che si nutre di odio, alle politiche che producono emarginazione e ghettizzazione. Vengono riaffermati i valori dell'antirazzismo e dell'antifascismo e la necessità di lottare contro diseguaglianze e povertà, per una società più equa. Viene ribadito il bisogno di politiche nuove in materia di immigrazione e di cittadinanza.
Sono però i volti e i cartelli sollevati in mezzo al corteo, a fare il punto, a chiarire meglio di qualsiasi comunicato, quali sono i fronti su cui battersi.
Decidiamo di risalire il corteo cercando di raggiungerne la coda, anche se al momento è impossibile scorgerla. All'improvviso si alza un coro di approvazione rivolto a un gruppo di ragazzi affacciati ad una finestra, che applaudono al passaggio dei manifestanti. Si aprono i sorrisi sui volti intorno a noi, c'è tanta voglia di stare assieme e di godersi ogni momento di questa giornata.
Qualche metro più in là veniamo coinvolti dalla Banda degli Ottoni a Scoppio che ci fa cantare e ballare sulle note di Bella Ciao.
Incontriamo il carro dei Sentinelli, dell'Arci, dei sindacati confederali CGIL,CISL e Uil, gli spezzoni di Amnesty International e di Emrgency, una nutrita presenza dell'Anpi.
E poi ecco le Ong, Open Arms e Sea Watch, e un'ampia rappresentanza di Mediterranea – Saving Humans preceduta da una barca costruita in legno, che si muove grazie allo sforzo di un ciclista, molto volenteroso, posizionato a prua. E poi altre centinaia di realtà, associazioni reti organizzate.
Nel nostro girovagare incrociamo Elly Schlein, europarlamentare e graditissima ospite della giornata di apertura della Scuola di Formazione Politica Alisei.
Finalmente raggiungiamo la coda del corteo, ce l'abbiamo fatta. Possiamo rallentare e goderci le ultime centinaia di metri prima dell'arrivo in piazza Duomo. Ci accodiamo al carro del Centro Sociale Cantiere, giusto in tempo per ascoltare dal vivo il rapper Tommy Kuti cantare la sua "Afroitaliano", che in modo molto semplice e diretto riesce a raccontare di chi è cresciuto in Italia, si sente parte della nostra comunità e allo stesso tempo non ha alcuna intenzione di rinnegare le proprie origini.
Entriamo in piazza Duomo quando ormai è sera, il sole sta iniziando a calare, ma nonostante la stanchezza vorremmo che la giornata non finisse qui. Ci avviciniamo allo stand di Radio Popolare chiedendo cosa prevede il programma ora che tutto il corteo è arrivato in piazza. Ci spiegano che è dalle 15.30 che il corteo ha iniziato ad arrivare in piazza e che loro stanno smobilitando. Non ci perdiamo d'animo, incontriamo alcuni amici della Mazurka Klandestina, e ne approfittiamo per provare qualche passo, incerto, di danza. E' ora di tornare di corsa verso il treno, giusto il tempo di girarsi e dare un ultimo sguardo alla piazza che si sta lentamente svuotando.
Finisce così una giornata in cui parole d'uguaglianza e di solidarietà hanno risuonato nelle strade di Milano. Una giornata che ha visto le persone davvero protagoniste, senza riflettori puntati o piedistalli costruiti ad uso e consumo di singole personalità politiche. E se la presenza dei partiti è parsa in qualche modo timida e rispettosa degli intenti originari della manifestazione, non si può non rilevare che ciò dipende anche dalla mancanza, nell'attuale scenario, di un interlocutore politico che possa aspirare a dare piena rappresentanza a questo ampio ed eterogeneo movimento, senza provocare fratture e divisioni.
Reportage a cura di Andrea Cazzolaro, allievo della quinta edizione della Scuola di Formazione Politica Alisei.